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Al bombardamento alleato, però, sono fortunatamente sopravvissuti i documenti più preziosi, trasferiti in tempo dalla villa: i manoscritti delle sue opere. Con l’eccezione degli originali dei tre romanzi, che si devono considerare definitivamente perduti, il Museo Sveviano possiede quelli di quasi tutti gli scritti di Svevo: commedie, saggi e articoli, novelle, favole, pagine di diario e appunti personali. Senza contare il suo preziosissimo epistolario, ricco di lettere alla moglie Livia e di lettere, fra gli altri, di Joyce, Montale, André Gide, Prezzolini, Valerio Jahier, Vasco Pratolini, Giovanni Comisso.
Allo stesso modo sono sopravvissute le fotografie di famiglia, fonte di suggestioni e atmosfere, contributi insostituibili per la ricostruzione biografica e, non di rado, documento esse stesse, indizi o prove di congetture, strumenti di lavoro.
I libri di proprietà di Svevo, pochi come si è detto, costituiscono la prima delle sezioni della biblioteca del museo, denominata SV I. Ben più corpose sono le altre sezioni: la SV II, dedicata alle edizioni delle opere sveviane in lingua originale e nelle traduzioni in moltissime lingue del mondo e la SV III, che accoglie i testi di critica letteraria, gli studi biografici, le tesi di laurea e di dottorato e, in generale, tutti i contributi pubblicati in volume, su rivista, sui giornali, sul web.
Di quest’ultima sezione fanno parte anche i cosiddetti “quadernacci”, preziosissimi albi di grande formato sulle cui pagine la moglie e la figlia di Svevo hanno pazientemente incollato gli scritti che apparivano via via sui giornali, fornendo un fondamentale aiuto agli studiosi.
La collezione delle edizioni originali e dei contributi critici, già molto ricche all’epoca della originaria donazione di Letizia Fonda Savio, sono oggetto di costante aggiornamento da parte del museo e rappresentano un insostituibile punto di riferimento per gli studiosi sveviani di tutto il mondo
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